Il santuario della Madonna del Buon Consiglio
Nel 1576 San Carlo Borromeo arcivescovo di Milano, ottenne da Papa Gregorio XIII, un estensione del giubileo romano che si tenne l'anno precedente.
Una grande folla di fedeli provenienti da tutta la Lombardia si recò a Milano per ricevere le indulgenze.
In quel periodo a Trento, Venezia e Mantova si stava diffondendo il morbo della peste, questo assemblamento di gente proveniente da fuori città favorì l’espansione del morbo. Il giubileo milanese durò solo poche settimane, con la comparsa del contagio in città, il governatore spagnolo Antonio de Guzmán, proclamò la pestilenza e lasciò Milano rifugiandosi in un luogo più sicuro.
San Carlo da quel momento, si prodigò con ogni mezzo per portare soccorso agli ammalati divenendo l’ unico referente di una Milano appestata. Assai noto è l'episodio della processione organizzata dal santo per chiedere l'intercessione affinché il morbo si placasse, fatta a piedi nudi, con un cappio al collo e con in mano la reliquia del santo chiodo inserita in una croce lignea appositamente costruita. Incredibilmente, di li a poco il morbo si placò e ciò fu interpretato da molti come una manifestazione della santità dell'arcivescovo.
A Bergamo il contagio fu meno violento che a Milano, ci fu un focolaio nel borgo Sant’Antonio in contrata Pelabrocco, e in alcuni paesi della provincia.
Non si hanno notizie su quante vittime ci furono a Pedrengo, sappiamo solo che i morti pedrenghesi furono sepolti in una fossa comune dove ora sorge la chiesa del Buon Consiglio.
Al termine della pestilenza di San Carlo, i pedrenghesi fecero voto alla Madonna per aver protetto il paese da un’epidemia che avrebbe potuto colpire il nostro paese con molta più violenza.
Il voto prevedeva che i capi famiglia di Pedrengo avrebbero dovuto recarsi periodicamente in pellegrinaggio presso il lontano santuario mariano di Loreto nelle Marche.
Non si hanno certezze su cosa spinse i nostri avi a scegliere un santuario così lontano.
I pellegrini avrebbero dovuto percorrere mille chilometri a piedi tra andata e ritorno lungo i sentieri e le strade selvagge dell’epoca, chi partiva per il pellegrinaggio metteva in pericolo la propria vita pur di onorare il voto fatto.
Il voto verso la Madonna di Loreto impegnava gli uomini del paese in un lungo e difficile viaggio obbligandoli a lasciare Pedrengo e le proprie famiglie per molto tempo.
I pedrenghesi stremati da questi lunghi e pericolosi viaggi, presero atto della difficoltà nel mantenere il loro impegno, per questo fecero richiesta ufficiale alla Santa Sede per poter cambiare la destinazione del voto.
Papa Paolo V tramite una bolla papale redatta l’11 agosto 1615 accolse la richiesta.
La bolla stabiliva che i pedrenghesi avrebbero potuto cambiare la destinazione del voto da Loreto ad un luogo più vicino. La scelta delle autorità religiose dell’epoca cadde sul santuario di Borgo Santa Caterina che da poco era stato eretto (1605).
I nostri avi non si limitarono a mantenere il voto, ma fecero anche erigere nel Santuario un altare in onore della Madonna di Loreto.
Sull’altare è custodita una pala datata 1615 che raffigura: Sant’Evasio, San Silvestro Papa, Santa Caterina d’Alessandria e Maria Maddalena.
Nel 1630 purtroppo, un'altra epidemia di peste tornò a colpire la nostra terra si trattava della famosa peste manzoniana, chiamata così, perché è quella che viene narrata nei Promessi sposi.
Il contagio fu portato in Lombardia dalla discesa dei Lanzichenecchi, che penetrarono dalla Valtellina diretti a Mantova per porre l'assedio alla città che in quel periodo era al centro di una disputa per la successione.
L'epidemia si propagò facilmente anche grazie allo stato di estrema povertà e privazione in cui il popolo si trovava dopo due anni di terribile carestia, e in seguito a movimenti di truppe e saccheggi avvenuti nell'ambito della Guerra.
Nella Bergamasca la peste si diffuse rapidamente, i primi contagi si ebbero in valle San Martino ma in pochi giorni arrivò in città.
Il Lazzaretto di Bergamo costruito nel 1581, non era ampio a sufficienza per contenere tutti i contagiati, furono costruite delle baracche tra Seriate e Grassobbio in località Ghiaie per poter alloggiare gli ammalati
La peste del 1630 a Bergamo e provincia provocò quasi 60000 vittime.
A Pedrengo ci furono 135 morti su una popolazione di 328 abitanti, i pedrenghesi scavarono altre fosse comuni nello stesso luogo del 1576 per seppellire le vittime del contagio.
Al termine della pestilenza, i Pedrenghesi, non si limitarono a rinnovare il voto fatto alla Madonna poco più di cinquant’anni prima ma, eressero anche un piccolo oratorio sul luogo dove erano state sepolte le vittime.
Nei documenti presenti nell’archivio parrocchiale, questo oratorio viene chiamato: Oratorio dè morti dè Casa Nova.
L’oratorio rimase tale fino alla metà del ‘700, quando cominciò ad essere ampliato fino a diventare una vera e propria chiesa.
In alcuni documenti del 1745, si evince che i capi famiglia di Pedrengo fecero richiesta alla sede vescovile di poter trasformare l’antico oratorio in chiesa sussidiaria per poterci dire messa.
La richiesta fu accolta e si cominciò a trasformare l’oratorio in una vera e propria chiesa, che fu benedetta ed intitolata a San Luigi Gonzaga.
Molti dei lavori svolti furono commissionati dalla confraternita di San Luigi che era molto attiva a Pedrengo a quell’epoca.
All’inizio dell’ottocento comincio a diffondersi nella nostra zona una grande devozione alla Madonna del Buon consiglio.
Questa devozione fu merito in gran parte a don Francesco Marchesi Lazzarini o Lazzarino come veniva chiamato.
Questo sacerdote seriatese fondò l’istituto del Buon Consiglio che elargiva aiuti alle chiese con l’intento di propagare il culto verso la Madonna. Don Lazzarino prese la nostra chiesa sussidiaria a cuore elargendo aiuti perché venissero apposti alle pareti dipinti e venissero forniti nuovi arredi sacri.
Don Lazzarino chiese anche alla parrocchia di Pedrengo di poter prendere in gestione la chiesetta con al sua associazione, ma il parroco e la fabbriceria non acconsentirono alla richiesta, don Lazzarino così, si trasferì a Villa di Serio prendendosi cura del santuario fino a farlo diventare uno dei più importanti luoghi di culto della nostra zona.
Nel frattempo però i Pedrenghesi cominciarono a chiamare la chiesa sussidiaria, la chiesetta del Buon Consiglio.
Solo agli inizi del ‘900 però la chiesa venne ufficialmente dedicata al culto della Madonna del Buon Consiglio.
Diego Marchesi